L’ANTAGONISTA PARTE DUE: «soltanto alla luce del bene, il male trova una possibilità di essere detto»

L’ANTAGONISTA PARTE DUE: «soltanto alla luce del bene, il male trova una possibilità di essere detto»

I PILASTRI DELLO STORYTELLING
L’ANTAGONISTA PARTE DUE: <<soltanto alla luce del bene, il male trova una possibilità di essere detto>>

Nelle storie ci sono due possibilità di creare l’antagonista:

a) l’antagonista che rappresenta il male allo stato puro, la cui tensione è unicamente rivolta al possesso e alla distruzione.
Ne è un esempio Sauron ne “Il Signore degli Anelli”. Un grande occhio è la veste fisica in cui appare l’Oscuro Signore, ciò a cui anela è l’ anello che ha perduto, “l’anello del potere”, forgiato da egli stesso per controllare ogni cosa.

b) l’antagonista che non è totalmente malvagio. Esistono cattivi che hanno molti tratti positivi, doti, passioni, ma anche debolezze e fragilità. Il loro essere così “umani” li rende affascinanti e complessi quasi quanto il protagonista.
Gli antagonisti così disegnati diventano veri, di conseguenza l’effetto delle loro azioni malvagie diviene molto più potente.
Hannibal Lecter de “Il silenzio degli innocenti” e Magnete di “X-Men” rappresentano esempi calzanti.

Eserczio da divano: Cattivo deriva dal latino “captivus” che significa schiavo. Il cattivo delle storie incarna gli aspetti repressi ed inconsci del protagonista. Funziona come un “proiettore”. Pensa ad una persona che ti sta antipatica e cerca di capirne il perché: la riposta ti sorprenderà.

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