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IL TRAFFICO «Certe cose non vanno elaborate ma semplicemente c***te via». PAROLE: Lo spazio per parlare di ciò che ci conturba.


Rimedi contro il traffico:
1- non prendere la macchina nelle ore di punta.
Se si infrange questa regola si rischia di diventare il traffico stesso.
A pensarci bene il traffico non è un’entità soprannaturale ma un agglomerato di macchine con dentro gente che sbuffa o guarda disperata l’orologio.
A tutti, almeno una volta nella vita, è capitato di essere il traffico (come dicono i migliori adepti della filosofia zen). È inevitabile e naturale, proprio come avere il raffreddore o bere un bicchiere d’acqua. È insopportabilmente prevedibile e intrinsecamente imprevedibile, difatti succede a volte che pur evitando l’ora di punta ci si ritrovi comunque nel traffico per un qualsiasi, comunissimo, imprevisto. E per quanto lo si odi o lo si tema il traffico può diventare, a seconda delle circostanze, un potente alleato, un’arma (a doppio taglio) da usare come scusa quando si è in ritardo.
La sua potenza non è da sottovalutare e, anche solo per questa piccola peculiarità, può esserci simpatico proprio come un vecchio amico un po’ rompiscatole ma pur sempre affettuoso e affidabile. Non c’è niente infatti più affidabile e puntuale del traffico all’uscita dal lavoro, di scuola, del traffico per raggiungere una destinazione ambita, o di quello del sabato sera o di quello per entrare al museo o ad un concerto.
Che fare allora in queste situazioni? Nulla. Assolutamente nulla.
Non c’è niente che possa impedire di diventare traffico, proprio come un bruco non può evitare di diventare farfalla.
Quindi, quando accade, provate a fare così: sorridete. Dico davvero, sorridete. Anche se è un sorriso finto, forzato, stirate gli angoli della bocca, da parte a parte, scoprite i denti sì. Sentite la sensazione della pelle che tira i muscoli, che stiracchia le fossette intorno agli occhi, che distende la tensione della fronte, alleviando il fastidioso mal di testa, la sentite la tensione che si scioglie? Wow! Siete soli, nel traffico e potete sorridere. Potete rilassarvi, nessuno baderà a voi. Altro che massaggi facciali che costano un sacco di soldi e vi fanno perdere tempo, altro che botulino, sedute dall’estetista o dal chirurgo estetico, che vi fanno perdere soldi e non sono né sicure né definitive. Mezz’ora al giorno potrete dedicarla a voi stessi così, in maniera del tutto gratuita . E libera.
Ciò che credevate potesse essere tempo perso, diviene tempo guadagnato, tempo impiegato a sorridere.
I vantaggi del sorridere non c’è bisogno che ve li spieghi io, testateli.
Ci avevate mai pensato? 🙂

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GLI OSTACOLI: scavare sotto la superficie

1, 2, 3 MATTONCINI DI STORYTELLING
GLI OSTACOLI: scavare sotto la superficie

3° – Hai presente la frase “è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso?” Se sì, saprai benissimo quando si usa, ovvero quando si sopporta, sopporta, sopporta e a un certo punto, per un banale pretesto, si scoppia. Terribile! Perché significa essere arrivati al limite con qualcuno o qualcosa e che è davvero difficile tornare indietro e risolvere la questione.
La metafora del vaso per uno scrittore è importantissima perché tira in ballo una questione fondamentale: per individuare il vero conflitto del protagonista (ovvero il suo drago, l’ostacolo insormontabile interno e/o esterno che si troverà ad affrontare) è importante “scavare” nella sua anima ma anche e soprattutto nella tua, di scrittore. Andare a fondo alla questione ti permetterà di trovare un “conflitto tematico”, cioè adeguato a ciò che stai raccontando, che riflette il tuo punto di vista e ciò di cui parla veramente la storia.
Per trovare un buon conflitto si deve andare a ritroso e scavare fino al nucleo centrale, trovare la molla, la vera causa che ha fatto sì, ad esempio, che si arrivasse al punto esatto in cui tutto è esploso, nella maggior parte dei casi, oltretutto, per un banale pretesto, che la nasconde. Infatti nella vita di tutti i giorni accade spesso che ci innervosiamo per qualcosa o con qualcuno e non badiamo al fatto che c’è sempre una causa da cui deriva la nostra frustrazione. I veri motivi sono spesso nascosti, sepolti sotto strati di apparenti problemi la cui causa, spesso, dimentichiamo di indagare.

Ricorda n. 3= <<Dio disse: “Ama i tuoi nemici!”E io obbedii e amai me stesso.>>
(Kahlil Gibran)

Prova n. 3 = Racconta la volta in cui la famosa goccia ha fatto traboccare il vaso. Entra nei dettagli, scava più a fondo che puoi fino a trovarne la radice.

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GLI OMBRELLI «Certe cose non vanno elaborate ma semplicemente c***te via». PAROLE: Lo spazio per parlare di ciò che ci conturba.

Ci sono ombrelli di ogni forma e dimensione, seri o colorati, per bambini o per adulti, grandi, piccoli, col manico curvo o dritto.

L’ombrello ha la funzione di riparare dalla pioggia: un compito preciso di un prodotto artificiale creato per arginare un fenomeno naturale. Anche se la pioggia di per sé non è negativa, negativi possono essere i suoi effetti quando, ad esempio, fa freddo e i capelli e i vestiti si inzuppano.

Gli ombrelli sono un’invenzione che risale al … ehm… vediamo che dice Wikipedia: l’ombrello è un accessorio usato per fornire ombra a chi lo porta e ripararsi dal sole o dalla pioggia. Non si conosce con precisione né il periodo né il luogo in cui l’ombrello fu inventato. Fino al Settecento l’ombrello è rimasto un oggetto in uso solo fra i nobili e le classi abbienti ed era portato da un servo come distintivo onorifico. Per ripararsi dalla pioggia si usavano mantelli e cappucci e solo nell’Ottocento si è iniziato a diffondere l’uso dell’ombrello come parapioggia.

Quindi l’ombrello nasce per farsi ombra e per ripararsi dal sole.

Sole e pioggia, fuoco e acqua, elementi naturali, imprescindibili, fattori fondamentali dell’esistenza del mondo, eppure, se abusati, possono far male. Controsenso prevedibile che le cose facciamo male quando diventano eccessive? Forse, semplicemente, fanno male all’uomo impedendogli lo svolgimento di determinate attività per le situazioni climatiche poco agevoli. Gli animali invece si regolano di conseguenza e, nonostante siano abitudinari, sanno discernere le loro attività e stabiliscono in base al meteo le loro priorità. Solo l’essere umano continua imperterrito a voler svolgere il suo daffare, in qualunque condizioni versi il clima.

L’uomo ha in media tre settimane di vacanza: che santa benedizione ed invenzione è per lui l’ombrello, in tali termini, infatti, agevola e permette ogni suo movimento, in qualsiasi circostanza.

Che l’uomo abusi del suo tempo, credendo di poter essere onnipotente e in grado di frenare la potenza della natura, lo dimostra la situazione critica attuale che ci vede protagonisti (effetto serra, buco dell’ozono, inquinamento delle acque).

Basterà l’ombrello a  ripararci e proteggerci quando la natura, indomabile ed imprevedibile, ribalterà le leggi di causa-effetto che tanto presupponiamo di conoscere? Beh.. è improbabile. Le possibilità potrebbero ridursi ulteriormente se l’ombrello che avremo acquistato sarà stato quello delle bancarelle a tre euro.

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GLI OSTACOLI: «il toast cade prevalentemente dal lato imburrato»

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GLI OSTACOLI: «il toast cade prevalentemente dal lato imburrato»


2°- Dato che il conflitto è il confronto tra il desiderio di raggiungere un obiettivo e l’ostacolo che si frappone per raggiungerlo, è importante considerare quanto la natura dell’ostacolo riveli la qualità di un racconto.
Per creare un buon conflitto c’è una sola cosa importante da tenere a mente, ovvero il protagonista!
E tu, scrittore, all’inizio sarai chiamato a decidere due cose molto importanti:
1) dovrai decidere se il tuo protagonista inizierà ad agire e affrontare un ostacolo perché mosso dal desiderio di raggiungere l’obiettivo o se invece è l’ostacolo che “piomberà” sul protagonista, spingendolo a reagire.
2) dovrai decidere perché il tuo protagonista non si arrenderà mai, costi quel che costi, di fronte all’ostacolo che incontrerà.

La risposta a queste due domande ti servirà in parte a trovare l’ostacolo più adatto per il tuo personaggio: più lo conosci e meglio saprai qual è la cosa peggiore che potrebbe capitargli. Perché un buon conflitto, in sostanza, equivale alla legge di Murphy: « Se ci sono due o più modi di fare una cosa e uno di questi modi può condurre a una catastrofe, allora qualcuno la farà in quel modo.» Il “qualcuno”, in tal caso, sarà il tuo protagonista!

Ricorda n. 2 = Condividiamo uno schemino estratto dal libro “L’ ABC della drammaturgia” che crediamo possa essere utile:
Gli ostacoli possono presentarsi sotto forme diverse.
Nel caso di un uomo che ha l’obiettivo di sedurre una donna, gIi ostacoli possono essere:
– l’uomo stesso: maldestro, pauroso, timido, stupido, brutto;
– la donna, che non vuole più saperne d’innamorarsi, che ha
gusti diversi (cfr. L’mportanza di chiamarsi Ernesto), che ama un altro;
– gli altri: un rivale, un’altra donna gelosa, la famiglia dell’uno o famiglia dell’altro (cfr. Romeo e Giulietta);
– la società, rappresentata dalla morale o dall’inconscio culturale;
– la natura (un ciclone li separa);
– il caso, a volte chiamato destino.

Prova n. 2 = Pensa a questo personaggio: una ballerina che vuole passare un’audizione. Quali ostacoli potrebbe incontrare?
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LE LACRIME AGLI OCCHI «Certe cose non vanno elaborate ma semplicemente c***te via». PAROLE: Lo spazio per parlare di ciò che ci conturba.


Le lacrime… agli… occhi… le lacrime… gli agli… gli occhi… strano trio… in genere si parla di lacrime e cipolla… comunque l’aglio sugli occhi non ce lo metterei anche se pare abbia parecchi effetti benefici.

Ok, qui si parla di lacrime agli occhi… o meglio sugli occhi? La riflessione certa è: da dove vengono le lacrime? Siamo fatti per il 65 per cento d’acqua.. le lacrime sono nella percentuale, quindi più si piange e più il bicchiere che noi siamo appare sempre più mezzo vuoto o mezzo pieno… Quindi un piangere che anche se svuota non appesantisce ma alleggerisce l’anima o un pianto che spreca liquidi e porta all’aridità dell’anima… La lacrima come la pioggia scende giù, spesso porta gli uomini a sfuggirle come fosse fatta di gocce di liquido esplosivo o incendiario, in fondo ciò che cade dall’alto mette sempre un po’ in allerta. Sarà un residuo di trauma preistorico, anzi giurassico, quando una parte di noi era un dinosauro cancellato dalla terra da piogge di meteoriti. Oppure la gioia di innaffiare i terreni, di bere acqua nei deserti, di idratazione delle piante, degli alberi, dei boschi, delle foreste. La pioggia è necessaria perché le piante vivano, perché ci diano ossigeno, la questione sta tutto nell’eccesso… a un certo punto basta bere, c’è il momento della metabolizzazione. Piove, si piange. Ci si purifica, ci si idrata… come se una parte di noi percepisse un’aridità del viso al punto da volerlo innaffiare. Lacrime salate come residui del mare che ci portiamo dentro, quel mare che quando diventa mosso lancia schizzi, quel mare che fa trabboccare bicchieri e vasi. Uno sconvolgimento climatico dell’anima, la paura che prende il controllo, l’agitazione cellulare, la perdita di terreno, il sentirsi in balia del vento, smottamenti di terreno, alluvioni, fiumi che rompono gli argini. Lacrime che sono schegge, parti di noi che emettiamo quando soffriamo dal dolore, un indice di rottura, una conseguenza.

Piangere e pioggia, pioggere e piangia… a volte non si vorrebbe piangere, ma c’è un’irruenza interiore che impedisce ogni tentativo di mettere toppe e dighe. A volte le mettiamo così bene intorno al cuore che smettiamo persino di sudare. Aridi, robotici… forse diventati tali dopo forti dolori, forse dopo troppe paure.

Piangere e poi risorgere, piovere e poi germogliare… che è bello l’odore della pioggia mista alla terra, il sentire odori che stavano quasi sepolti sotto i nostri piedi, ritorvare la consistenza del terreno, l’evidenza dei nostri passi sul suolo e sulle nostre scarpe. Che è bello vedere l’arcobaleno, dopo la pioggia, dopo il dolore. Vedere sorgere il sorriso sul volto di chi amiamo, tornare il sole negli occhi di chi amiamo, e in quelli di chiunque smette di soffrire, di chi torna in forze, di chi ritrova il calore e qualcuno su cui versarlo e con cui condividerlo. Lacrime, lac rime… difficile trovarne rime in lac… non importa. anzi meglio così… la rima baciata non mi è mai piaciuta tanto.

E la lacrima  baciata? Il bacio che ripara vasi dilatati, congiuntiviti, ritorna tutto come nuovo, senza cicatrici.

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