L’ORDINE

L’ORDINE «Certe cose non vanno elaborate ma semplicemente c***te via». PAROLE: Lo spazio per parlare di ciò che ci conturba.


Al giorno d’oggi il termine ordine assume 9 significati differenti a seconda del contesto in cui si usa. Potete verificarlo voi stessi connettendovi ad internet e cercando su un qualsiasi vocabolario on line. Oppure potreste per curiosità consultare un vecchio vocabolario di carta, il Piccolo Palazzi per esempio, che andava tanto di moda qualche anno fa.
Ciò che conta è che qualunque cosa facciate per rintracciare il significato etimologico della parola in questione sarà eseguita in maniera razionale e secondo un criterio quanto più possibile destinato a condurvi al massimo risultato nel minor tempo possibile.
È connaturato nella natura umana, infatti, la possibilità di compiere scelte razionali e passi successivi l’uno all’altro per arrivare ad una meta e raggiungere un obiettivo.
È chiaro dunque che il fine ultimo di un ordine, qualsiasi esso sia, sia raggiungere uno scopo (dando ad esempio degli ordini) realizzare uno stato di cose (essere all’ordine del giorno), condividere regole comuni (ed evitare i cosiddetti problemi di ordine pubblico), riconoscersi all’interno di un gruppo o di una società (ordine degli architetti, avvocati) ecc. ecc.
L’ordine è lo spauracchio delle madri quando entrano nella stanza dei figli, o lo specchietto per le allodole di una qualsiasi mente brillante e organizzata.
L’ordine, di per sé, ci riporta ad un immaginario stato di quiete, ad un utopistico equilibrio della natura umana il cui principale nemico non può che essere il suo esatto contrario, il caos, che per sua natura è inclassificabile, fuori controllo, totalmente irrazionale.

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