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L’OBIETTIVO: la posta in gioco

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L’OBIETTIVO: la posta in gioco

2° – L’obiettivo di una buona storia è quello di trascinare il lettore (spettatore, ascoltatore, ecc…) in un turbine meraviglioso, catturandolo e teletrasportandolo in un fantastico viaggio oltre i confini dello spazio tempo (wow, che fatica :p).
Uno dei motivi per cui avviene questo “teletrasporto emotivo” è proprio grazie al rispecchiarsi dello spettatore/ascoltatore/lettore ecc. nell’obiettivo perseguito dal protagonista della storia in questione.
Immaginiamo il nostro protagonista (ricordando anche il vero significato di tale parola, ovvero “primo combattente”), con il suo ben noto obiettivo da raggiungere e poniamoci questa domanda: “perché è così indispensabile che il protagonista raggiunga tale obiettivo?” [Fonte: L’ABC della drammaturgia].
La risposta a questa domanda è TUTTO!
Questo TUTTO è definito “posta in gioco”, ovvero ciò che il protagonista rischia di perdere o che può ottenere perseguendo il proprio obiettivo! Può trattarsi della sua stessa vita o di quella delle persone che ama; può trattarsi di un bene materiale o di un bene di natura psicologica, come la fama, la libertà, la dignità.
Ciò che conta è che sia un qualcosa di natura universale, qualcosa di evidente e di talmente importante da giustificare tutti i suoi sforzi e sbattimenti.
Bene… fin qui TUTTO chiaro?!
Se anche qualcosa ti sfugge non temete, torneremo su questo argomento quando affronteremo il discorso sugli archetipi.
Intanto…

Esercizio n. 2 = Prendi “Il Signore degli Anelli” ed individuate l’obiettivo di Frodo (facile, no?) e la sua posta in gioco.
Se non hai mai letto/visto “Il Signore degli Anelli” fai questo esercizio con “Ritorno al Futuro” che avrai certamente visto, vero?!

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L’OBIETTIVO: Need e Desire, derivazioni ed usi

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L’OBIETTIVO: Need e Desire, derivazioni ed usi.

1° – La scelta di perseguire un obiettivo nasce e si rivela nel cuore del protagonista a seguito di una mancanza. In una storia l’obiettivo principale (o obiettivo tematico) deve e può essere solamente UNO, altrimenti si corre il rischio di andare fuori tema e di creare confusione in chi legge, ascolta o guarda.
C’è però da sapere una cosa importante: le storie sono “pluridimensionali”.
In drammaturgia soprattutto, si usa fare una distinzione tra DESIRE e NEED.
Il DESIRE corrisponde a ciò che il protagonista desidera, è il suo “obiettivo conscio”, quello verso cui sono rivolti tutti i suoi sforzi e le sue azioni.
Il NEED è invece ciò di cui il protagonista avrebbe bisogno per cambiare in meglio. Generalmente la natura del need è psicologica e/o morale, si tratta di una mancanza di cui non è del tutto consapevole ma che genera il suo difetto peggiore, nonché la sua infelicità.
Il need si pone nel mondo interiore del protagonista mentre il desire è l’obiettivo esterno che si pone sul piano della trama. Entrambi gli obiettivi non sono slegati, non sono diversi l’uno dall’altro ma si completano a vicenda e sono essenziali per uno sviluppo tridimensionale di un personaggio dal ricco mondo interiore e di una trama ben articolata.

Esercizio n. 1 = Immaginate un difetto del vostro protagonista ed iniziate a ragionare sulla storia considerando una LINEA A, cioè la trama, il susseguirsi di eventi che portano avanti la storia (livello del Desire) e una LINEA B, cioè il mondo interiore del protagonista (livello del Need).

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Costruire il volto del personaggio: la scelta del nome.

CALCESTRUZZO MAGICO
1# LEZIONE di “Costruire il volto del personaggio”
La scelta del nome.

Il nome proprio che scegliamo per un personaggio rappresenta, in un certo qual modo, il suo volto.
Il suono delle parole di un nome, l’omofonia, o il loro significato possono manifestare i tratti fisici e psicologici del nostro protagonista, arrivando anche a rivelare informazioni importanti (oltre a svelare qualcosa anche dello scrittore :p).
Le parole, infatti, evocano.
Un esempio su tutti è “Rosso Malpelo” di Giovanni Verga.
Leggiamo l’incipit:
Malpelo si chiamava così perché aveva i capelli rossi; ed aveva i capelli rossi perché era un ragazzo malizioso e cattivo, che prometteva di riuscire un fior di birbone. Sicché tutti alla cava della rena rossa lo chiamavano Malpelo; e persino sua madre, col sentirgli dir sempre a quel modo, aveva quasi dimenticato il suo nome di battesimo“.
In questo caso il nome scelto è a risonanza cromatica ed ha una forte valenza simbolica: il rosso incarna una caratteristica fisica ma anche profetica del protagonista il quale, vittima di pregiudizi e soprusi e abbandonato anche da madre e sorella, si adegua in tutto e per tutto al suo destino di “diverso”.
Quando lo mandarono per quella esplorazione si risovvenne del minatore, il quale si era smarrito, da anni ed anni, e cammina e cammina ancora al buio gridando aiuto, senza che nessuno possa udirlo; ma non disse nulla. Del resto a che sarebbe giovato? Prese gli arnesi di suo padre, il piccone, la zappa, la lanterna, il sacco col pane, e il fiasco del vino, e se ne andò; né più si seppe nulla di lui. Così si persero persino le ossa di Malpelo, e i ragazzi della cava abbassano la voce quando parlano di lui nel sotterraneo, ché hanno paura di vederselo comparire dinanzi, coi capelli rossi e gli occhiacci grigi“.

 

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LA CREAZIONE DEL PERSONAGGIO: eroe, non eroe e tridimensionalità

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LA CREAZIONE DEL PERSONAGGIO: eroe, non eroe e tridimensionalità.

3° – Chiunque di noi può essere un eroe. L’eroe è colui che resiste al male, che si innalza al di sopra della mediocrità, che agisce per il bene laddove le circostanze lo richiedono. L’eroe non è chi ha una vita rosa e fiori, chi è bello, perfetto e non ha mai problemi; l’eroe è sensibile, percepisce i problemi esistenti e se ne fa carico, vive i suoi limiti ed i suoi drammi, convive e combatte contro i suoi difetti, si impegna per cambiare, riscattarsi e rendere il mondo un posto migliore.

Quando immaginiamo il nostro protagonista dobbiamo aver chiaro che la sua bellezza e verità non si troverà nella sua perfezione, nel suo essere già un eroe. Il nostro protagonista deve essere un “eroe in potenza”, con le sue imperfezioni e debolezze. Ciò che lo renderà un eroe sarà proprio la sua POSSIBILITA’ DI FALLIMENTO opposta alla sua POSSIBILITA’ DI RIUSCITA.
Questo dualismo genera movimento nella storia, crea la suspence, l’immedesimazione, il tifo…. altrimenti che storia sarebbe? Se il protagonista è perfetto e si sa già come va a finire dopo un po’ ci si annoia!

Consiglio n. 3 = considera come anche i supereroi hanno debolezze che li rendono fallibili.

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LA CREAZIONE DEL PERSONAGGIO: il protagonista alla radice

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LA CREAZIONE DEL PERSONAGGIO: il protagonista alla radice.

2° – La parola PROTAGONISTA deriva dal greco ed è composta da πρῶτος «primo» e ἀγωνιστής «lottatore, combattente»; il personaggio di una storia quindi, etimologicamente parlando, è il primo a combattere.
Chi/Cosa? Per cosa? Dove? Come? Quando?
Domande giustissime e necessarie per sviluppare la trama.
Tuttavia la prima domanda da farsi per costruire un buon personaggio è la più semplice: Perchè il protagonista è il “primo combattente”?
Perché ha un obiettivo da raggiungere!
E tutti i tentativi, gli ostacoli e le difficoltà che troverà nel raggiungerlo determineranno lo sviluppo della storia.
Elementare, Watson?! Forse… eppure le cose più elementari sono quelle che tendono a sfuggire, pur essendo importanti.
A tal proposito…
Consiglio n. 2 = verificare come qualsiasi storia ruoti attorno a tre fattori principali:
PROTAGONISTA -> OBIETTIVO -> OSTACOLI

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